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martedì 19 maggio 2015

#ARK #SPILLI / Dialogo tra un Manager e un Consulente (Massimo Ferrario)

Ci sono almeno due espressioni che 'assicurano', a un consulente che le sappia usare bene, lunga vita al mestiere.
Una è quella che il manager rinfaccia al consulente nel finale del dialogo qui sotto: leggete e scoprirete.
L'altra è una domanda, posta all'interlocutore nel modo più serio e 'auto-riflessivo' possibile: «Sì, ma in che senso, scusi?». 
Quanto più questa domanda è a valle di un'affermazione ovvia, chiara e indiscutibile dell'interlocutore, tanto più 'funziona'. Perché l'interlocutore, invitato a trovare un senso in ciò che non può avere un altro senso rispetto a quello che lui ha immaginato dicendo ciò che ha detto, può avere un piccolo sbandamento psicologico: chiedendosi quali altri maledetti sensi ci possono essere in ciò che di così banalmente lapalissiano ha appena finito di dire, e giustamente non trovandoli, si sente un po' in colpa, credendosi in difetto di 'intelligenza'. E va in dipendenza dal consulente.
Naturalmente il risultato non è garantito: dipende anche dal tipo di interlocutore; e poi, come sempre,ogni regola ha le sue eccezioni.
E naturalmente c'è dell'ironia in quello che sto dicendo. 
Ma l'ironia, come sappiamo, non inventa la realtà: suggerendo un sorriso, la sottolinea.

Il dialogo che qui trascrivo sta in un articolo semiserio del 1993. Nel quale, come mi capita da una vita, mi divertivo a pungere con lo spillo l'ambiente in cui da sempre ho lavorato: quello della consulenza e della formazione.
Ogni riferimento anche all'oggi non è puramente casuale. (mf)


° ° °
Dialogo tra un Manager (M) e un Consulente (C).

M:   «Va bene: e adesso, cosa faccio?».
C:   «Non lo chieda a me».  
M:   «Bell'aiuto mi dà...».
C:   «Il manager è lei. Io faccio il consulente: le ho dato gli strumenti, le ho insegnato il processo decisionale. Ora spetta a lei. Decida». 
M:   «Già. Ma...».
C:   «... ma?». 
M:   «Non so, sono confuso...».
C:    «Provi a ripensare alle cose che ci siamo detti. Oppure devo concludere che non sono riuscito ad insegnarle nulla?». 
M:   «Al contrario».
C:    «E allora?». 
M:   «Temo proprio di aver imparato troppo».
C:    «Non capisco». 
M:   «Vuole  una  prova?
C:    «Provi a darmela...»
M:   «Se  lei  fosse  al  mio  posto...».
C:   «Spiacente, dottore, ma non ci posso essere. Le ripeto, il manager è lei». 
M:   «Certo certo, lei fa il consulente. Ma facciamo finta, per un attimo, che sia lei il manager e sia lei  a  dover  decidere».
C:    «Una  pura  finzione...».  
M:   «Naturalmente. Ma soltanto per confermarle che non ho perso una parola del suo insegnamento. Allora: cosa farebbe?».
C:   «Dipende». 
M:  «Appunto. Vede che ho imparato...? Lei non dice altro. Ed è quello che mi sto ripetendo da mezz'ora».

*** Massimo Ferrario, Dialogo tra un manager e un consulente, M. Ferrario, da Punture di spillo di un formatore, in 'SL', Rivista AISL, Associazione italiana studio del lavoro, n. 1, marzo 1993


In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui

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