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mercoledì 29 aprile 2015

#SPILLI #SPOT / Amare il lavoro (Steve Jobs, M. Ferrario)


(dal web, diffuso in linkedin)

Potrebbe essere un cartello da applicare nelle poche fabbriche che restano attive in Italia.
Nei reparti montaggio. 
Luoghi che noi consulenti, in ottima compagnia con ogni neo-managerino rampante, ignoriamo bellamente.
Per cui ormai siamo convinti che non ci sia più gente alla catena.
Sempre che mai abbiamo saputo dei cosiddetti catenari: inesistenti nei dizionari, ma presenti da sempre in produzione.
Basta tute blu: roba vetero, dell'altro secolo. 
E neppure più colletti grigi. 
Solo colletti bianchi. 
Che 'facilitano' e 'governano' i 'processi'.

Oppure, basterebbe scegliere anche settori non operai dell'impresa, quelli impiegatizi, dove domina il lavoro vuoto, ripetitivo, insulso. Tantissimi.
Con buona pace di chi crede che dappertutto si sia fatto empowerment e ognuno sia diventato imprenditore di se stesso.
Ecco, magari lì un bel corso, erogato da uno dei tanti formatori col 'pensiero positivo' e il cervello dipendente dal committente, potrebbe servire. 
In apertura, tanto per creare il clima, la proiezione di questa bella slide di Steve Jobs. 
E poi tante parole. 
Che insegnino il mistero glorioso di come si fa a metterci sempre passione
Anche nel fare un lavoro stupido
Forse prescrivendo di pensarlo, semplicemente, come un lavoro intelligente. E appassionante.
E minacciando, chi non riesce a pensarlo così, di essere un disfattista e un anti-aziendale. 
E lasciando cadere lì, en passant, che per fortuna che non c'è più l'art. 18. (mf)

1 commento:

  1. Ecco! Riabilitata l' enfatica poetica del lavoro del vecchio Gibran! Molto credibile della prosa del neo-managerino di turno. Grazie Massimo.

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