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giovedì 16 aprile 2015

#ARK #HUMOR / T-Group (M. Ferrario)

L'espressione 'T-Group' (training group) fu introdotta nel 1946 da Kurt Lewin per definire un programma di ‘formazione alle relazioni umane’ diretto a tutti coloro che per la propria collocazione lavorativa potevano svolgere un ruolo di leadership nel promuovere i mutamenti sociali e interpersonali. 
In Europa i primi gruppi di formazione furono organizzati verso la fine degli anni 40 in Gran Bretagna all’Istituto Tavistock.
In Italia i T-Group divennero di moda nei primi anni 70, lanciati da molte imprese che, anche con genuino entusiasmo, si avviavano a percorrere i primi passi della formazione, soprattutto manageriale.
Diversi furono gli approcci e i modi operativi. 
Ma filosofia e prassi comune erano il fuoco sul 'qui-ed-ora' (l'unico contenuto di riflessione/discussione era dato dal vissuto, attivatosi in quel momento, dei partecipanti) e la 'negazione' del ruolo di 'formatore': il quale, in quanto 'trainer', doveva preoccuparsi non di immettere nel gruppo contenuti didattici esterni, sganciati dall'attualità del momento formativo, ma di garantire il processo di apprendimento psicoesperienziale autonomo dei componenti del T-Group.
Oggi l'esperienza, almeno nella sua radicalità di fondo e anche a seguito di taluni 'eccessi' cui non sono stati estranei personaggi improbabili improvvisatisi 'trainer', è stata praticamente abbandonata: a mio avviso, come spesso capita, gettando così bambino e acqua sporca. Perché operazioni serie di riflessione sui propri vissuti all'interno di dinamiche relazionali sarebbero oggi quanto mai preziose, in un mondo in cui i processi di 'con-vivenza' sono sempre più intrecciati ed esigono, per essere 'governati', competenze psicologiche diffuse.
In questo 'pezzo' scherzoso mi riferisco a una delle possibili esperienze di T-Group di un partecipante-tipo. (mf)

° ° °

Novembre.
Sopra un bricco tra le montagne bergamasche.
Nebbiolina. Nuvolaglia. Umidume.
Da cinque giorni nello stesso albergo con altri dieci sofferenti:
psiconauti
alla ricerca di una (im)probabile
autocoscienza.

Socchiudo gli occhi e sogno:
Rimini a Ferragosto; 
due o tre omicidi alla Dario Argento;
il trainer che incespica giù dal bricco;
la mamma, che mi vuole bene così come sono.

*** Massimo Ferrario, T-Group, in Consulente? Dipende, “Impresa e Società”, n. 4, luglio-agosto 1988.

2 commenti:

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  2. La trasposizione poetica rende perfettamente l' idea! Psicoesperienze di questo tipo mi sembrano tanto "autonome" quanto lo possono essere i "ritiri" imposti ai calciatori delle squadre "scarse" dai proprietari ricchi e scemi che alla prima risicata vittoria possono sbandierare la loro capacitá di aver "ricompattato" il gruppo. Non riesco proprio ad intravvedere neanche l' ombra di bambino insieme all' acqua sporca!

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