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giovedì 19 febbraio 2015

#FAVOLE & RACCONTI / La bambina del futuro

In una strada molto affollata un distinto signore è intento a fare un prelievo al bancomat.
All’improvviso sbuca da dietro le spalle un rapinatore. Che gli rifila una coltellata ai fianchi e gli sottrae i soldi appena ritirati.
In un attimo il rapinatore è scomparso.

L'uomo è caduto a terra. Perde sangue. Invoca aiuto.
Accorre un passante. Si rivolge al ferito.
«Sono un avvocato. Questa è senza dubbio una rapina a mano armata con lesioni volontarie. Se vuole la posso difendere io. Le posso fare una parcella onesta, al minimo di quanto previsto dall’Ordine».

Interviene un secondo passante. 
Guarda in malo modo il primo e gli dice di lasciargli spazio perché possa controllare l’uomo a terra. 
«Sono un medico. E questa è certamente una ferita da taglio. Il sangue che esce a zampilli indica un'emorragia arteriosa...». 
Il ferito sta per svenire. 
Il medico si dispiace: «Sa, la aiuterei... ma non ho nemmeno i guanti e... oggi, con tutto l’aids che c’è in giro...». 

Si ferma un terzo passante. 
Inveisce contro i bancomat e il sistema bancario. Se la prende con l’avvocato e con il medico. 
«Io guardo ai fatti. Possibile che nessuno si renda conto che la responsabilità di tutto questo è del sistema? Il nuovo dio denaro. L’economia che non funziona. Sono loro i colpevoli. E' questo sistema assurdo che è colpevole. E siamo tutti vittime. E' vittima chi viene rapinato per un pugno di euro. Ed è vittima chi è costretto a rapinare per sopravvivere. Questo signore rischia di morire E il rapinatore? Se lo prenderanno, finirà in galera. E se non lo prenderanno, vivrà da latitante fino alla prossima rapina che sarà costretto a fare». 

Il ferito sviene. Accanto a lui il sangue si allarga sul marciapiede.

Accorre un giovane. Indossa una felpa tricolore. Insulta l’uomo che ha appena finito di inveire. Anche lui inveisce. 
«Questi sono i vostri risultati. E’ il buonismo che manda a rotoli l’Italia. Il rapinatore era senz’altro un marocchino. Siamo pieni di marocchini. Non ne vogliamo più. Tornino a casa loro. Basta con gli immigrati. L’Italia agli italiani».

Passa una bambina. Dieci anni, quinta elementare.
Sta andando a scuola: vede l'uomo a terra con gli occhi stralunati, bianco in faccia, il sangue che si raggruma.
Capisce che non c'è un secondo da perdere. 
Prende il suo telefonino dalla cartella e chiama il 113. La sua voce è ferma, calma, precisa: né spaventata, né lamentosa. E' perentoria nel pretendere, subito, un’ambulanza. Un uomo sta morendo, dice. Dà nome della via e numero civico. Sottolinea che conterà i minuti di attesa dell’ambulanza dal momento della telefonata.
I soccorsi arrivano. Una volta tanto sono veloci.
L’uomo, sempre svenuto, è caricato sull’autolettiga. 

L’avvocato, il medico, l’uomo che guarda ai fatti e il giovane con la felpa tricolore sono ancora lì sul marciapiede. Stanno litigando, mentre li circonda un capannello di gente: alcuni dissentono, altri scuotono il capo pensando a dove andremo a finire.
Nessuno si è accorto della bambina. 

Che riprende la strada per la scuola. 
Arrivata in classe, non dice nulla, né alla maestra, né ai compagni. 
A metà mattina, durante l’intervallo, lascia per un momento gli amici: chiama l’ospedale in cui hanno ricoverato l’uomo. 
Vuole notizie. 
Le chiedono chi sia: lei risponde che non è importante, tanto il suo numero di telefono è indicato sul display, e spiega comunque che è una 'normale' cittadina che aveva chiamato l’ambulanza. 
La informano che l’uomo aveva perso molto sangue, ma si è salvato. Per un pelo.

La bambina sorride.

° ° °

Anche noi sorridiamo.
Speriamo che il futuro passi presto di mano. 
Forse questa bambina saprà prenderselo.

*** Massimo Ferrario, 2013-2015, per 'Mixtura', rielaborazione creativa di un testo anonimo diffuso anche in internet.


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