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domenica 11 gennaio 2015

#RITAGLI / Grazie, banda di coglioni

Dipingi un Maometto glorioso, e muori.
Disegna un Maometto divertente, e muori.
Scarabocchia un Maometto ignobile, e muori.
Gira un film di merda su Maometto, e muori.
Resisti al terrorismo religioso, e muori.
Lecchi il culo agli integralisti, e muori.
Prendi per cretino un oscurantista, e muori.
Cerca di discutere con un oscurantista, e muori.
Non c’è niente da negoziare con i fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno la legge ce la dà già, la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova.
Grazie, banda di coglioni.
*** CHARB (Stéphane Charbonnier), 1967- 7gennaio 2015, giornalista e vignettista francese, direttore di 'Charlie Hebdo', assassinato con altre 11 persone nell'attentato terroristico alla sede del giornale, in ‘Charlie Hebdo’, 15 ottobre 2012, citato da Giovanni De Mauro, Resistere, editoriale di ‘Internazionale’, 9 gennaio 2015

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(...) Per i nostri calunniatori uno dei drammi è che persone come Cavanna, Cabu, Wolinski sono ancora al loro posto e non hanno mai rinnegato nulla del loro passato. Al contrario di tanti altri che in quarant’anni hanno avuto il tempo di cambiare casacca, l’équipe di Charlie continua per la sua strada.

Ridiamo, critichiamo, sogniamo ancora le stesse cose. Non pensiamo certo di rivelare un segreto se diciamo che l’attuale gruppo della rivista si divide tra simpatizzanti della sinistra e dell’estrema sinistra, tra anarchici ed ecologisti. Non tutti votano, ma tutti hanno stappato lo champagne quando Nicolas Sarkozy è stato battuto nel maggio del 2012. Nessuno di noi si sognerebbe di difendere la destra, che combattiamo con tutte le nostre forze. E tutti noi consideriamo il fascismo e tutti i fascismi il nemico di sempre, un nemico che del resto ha fatto di tutto per trascinarci in tribunale. (…)

Non abbiamo paura di confessare che siamo da sempre dei militanti antirazzisti. Senza necessariamente avere una tessera politica, in questo campo abbiamo scelto la nostra posizione e non la cambieremo. Se per un caso eccezionale – ma questo non succederà mai – una parola o un disegno razzista dovesse essere pubblicato sul nostro settimanale lo abbandoneremmo subito!

Rimane il problema di capire perché questa idea folle si stia diffondendo come una malattia  contagiosa. Secondo i nostri diffamatori saremmo islamofobi, cosa che nella loro lingua equivale a essere razzisti. Un segno evidente della regressione della nostra società.

Quarant’anni fa schernire, esecrare, infangare le religioni era un percorso obbligato. Chi voleva criticare il cammino del mondo non poteva non mettere in discussione i grandi poteri delle principali gerarchie ecclesiastiche. 
Ma secondo un numero crescente di persone, oggi è meglio stare zitti. 
Si può anche accettare che Charlie dedichi tante copertine ai cattolici bigotti, ma la religione musulmana, un vessillo imposto a innumerevoli popoli di tutto il mondo fino all’Indonesia, deve invece essere risparmiata. 
E per quale motivo? Che rapporto c’è, a parte l’ideologia, tra essere arabi e appartenere all’islam? 
Noi rifiutiamo di nasconderci dietro un dito e porteremo avanti la nostra lotta. Anche se oggi è meno facile che nel 1970, continueremo a ridere dei preti, dei rabbini
e degli imam, che questo piaccia o no. Siamo una minoranza? Forse. Ma siamo comunque orgogliosi delle nostre tradizioni. Quelli che affermano e affermeranno che Charlie è razzista, abbiano almeno il coraggio di dirlo ad alta voce e mettendoci la faccia. Sapremo cosa rispondergli. 
*** CHARB (Stéphane Charbonnier) e Fabrice NICOLINO, direttore e giornalista di 'Charlie Hebdo', estratto da 'Le Monde', novembre 2013 (i due giornalisti si difendono dall'accusa di islamofobia e razzismo), da 'Internazionale', 9 gennaio 2015

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