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martedì 13 gennaio 2015

#MUSICHE & TESTI / La locomotiva



Francesco GUCCINI, 1940
cantautore e scrittore
La locomotiva, 1972, da Radici
video, live, 1^ maggio 1992, 6min28



«La mia è una visione romantica, la canzone nasce da incontri strani. In un diario di ex operai del Bolognese dell’800 avevo trovato la storia di questo Pietro Rigosi che arrivato in officina si impadronisce di una locomotiva e si dirige a velocità folle verso Bologna. Deviata su un binario morto, si schiantò contro carri merci fermi. Sbalzato dall’abitato, Rigosi sopravvisse ma non disse mai i perché. Il mio vicino di casa Mignani mi spiegò che era stato un gesto anarchico. Conoscevo uno del circolo anarchico di Carpi e parlandoci mi è venuta voglia di scrivere una canzone in stile Pietro Gori. Non ho mai scritto così veloce, ci ho messo mezz’ora. Scrivevo e prendevo appunti, e l’inizio mi è venuto per ultimo. Il musicologo Roberto Leydi definì La Locomotiva la più bella canzone popolare del Dopoguerra». 
Uscì nel ‘72, in Radici. 
Guccini che canta quella locomotiva «lanciata a bomba contro l’ingiustizia» ora ricorda: «Ai concerti la cantavo per ultima, ma sei volte più veloce». 
Poi racconta anche, divertito, di certi fans catturati anche a colpi di Locomotiva: «Renzi ha detto che sono il suo cantautore preferito, ma non ne ho colpa» 
(da Marinella VenegoniGuccini: questa la verità sulla mia “Locomotiva”. Il cantautore alle celebrazioni dei 150 anni della nascita dell’anarchico Gori: «Ne ho dato una visione romantica», 'La Stampa', 11 gennaio 2015)

Non so che viso avesse
neppure come si chiamava
con che voce parlasse
con quale voce poi cantava
quanti anni avesse visto allora
di che colore i suoi capelli
ma nella fantasia
ho l'immagine sua
gli eroi sono tutti giovani e belli.

Conosco invece l'epoca dei fatti
qual era il suo mestiere
i primi anni del secolo
macchinista, ferroviere.
I tempi in cui si cominciava
la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch'esso
un mito di progresso
lanciato sopra i continenti.

E la locomotiva sembrava
fosse un mostro strano,
che l'uomo dominava
con il pensiero e con la mano
ruggendo si lasciava indietro
distanze che sembravano infinite
sembrava avesse dentro
un potere tremendo
la stessa forza della dinamite.

Ma un'altra grande forza
spiegava allora le sue ali
parole che dicevano
«Gli uomini sono tutti uguali»
e contro ai re e ai tiranni
scoppiava nella via  
la bomba proletaria
e illuminava l'aria
la fiaccola dell'anarchia.

Un treno tutti i giorni
passava per la sua stazione:
un treno di lusso
con lontana destinazione
Vedeva gente riverita
pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno
della sua gente attorno
pensava un treno pieno di signori.

Non so che cosa accadde
perché prese la decisione.
Forse una rabbia antica
generazioni senza nome
che urlarono vendetta
gli accecarono il cuore
dimenticò pietà
scordò la sua bontà
la bomba sua la macchina a vapore.

E sul binario stava
la locomotiva
la macchina pulsante sembrava
fosse cosa viva
sembrava un giovane puledro
che appena liberato il freno
mordesse la rotaia
con muscoli d'acciaio
con forza cieca di baleno.

E un giorno come gli altri
ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo
di riparare a qualche torto
salì sul mostro che dormiva
cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare
a quel che stava a fare
il mostro divorava la pianura.

Correva l'altro treno ignaro
quasi senza fretta
nessuno immaginava
di andare verso la vendetta.
Ma alla stazione di Bologna
arrivò la notizia in un baleno
"Notizia di emergenza
agite con urgenza
un pazzo si è lanciato contro il treno!"

Ma intanto corre, corre, corre
la locomotiva
e sibila il vapore
sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi
il fischio che si spande in aria
"Fratello non temere
ché corro al mio dovere
Trionfi la giustizia proletaria!"

E intanto corre corre corre
sempre più forte
e corre, corre, corre, corre
verso la morte
e niente ormai può trattenere
l'immensa forza distruttrice
aspetta sol lo schianto
e poi che giunga il manto
della grande consolatrice.

La storia ci racconta
come finì la corsa
la macchina deviata
lungo una linea morta.
Con l'ultimo suo grido d'animale
la macchina eruttò lapilli e lava
esplose contro il cielo
poi il fumo sparse il velo
lo raccolsero che ancora respirava.

Ma a noi piace pensarlo
ancora dietro al motore
mentre fa correr via
la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno
ancora la notizia
di una locomotiva
come una cosa viva
lanciata a bomba contro l'ingiustizia.

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