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giovedì 18 dicembre 2014

#LIBRI PREZIOSI / Di razza ebraica, di Renzo Modiano (recensione di M. Ferrario)

Renzo MODIANO, Di razza ebraica. La Shoah negli occhi di un bambino, Mimesis, 2014, € 15,00

«Improvvisamente (…) papà ci disse: “Figli miei, adesso dobbiamo lasciar la casa. Non potremo stare tutti insieme. Dobbiamo andarcene subito perché i tedeschi stanno entrando a Roma e i tedeschi prendono gli ebrei”. 
‘Prendono gli ebrei’. Questa frase vaga, sospensiva, quasi tronca, era ancor meno comprensibile di tutto ciò che in qualche modo avevo inteso fino a quel momento, ma l’effetto che produsse in me fu concreto e più sferzante di una frustata».

Uno stile pacato, ma coinvolto, rievoca il racconto di un anno di vita di un bambino, l’autore, che si trova a vivere la Roma occupata dai tedeschi: il suo peregrinare di casa in casa, il dolore per la separazione dai genitori, la paura di essere smascherati in qualunque momento per l’ignominia di appartenere ad una ‘razza’ inesistente e di cui si dovrebbe portare colpa, la scoperta, in questa fuga dalla città, della campagna e dell’esistenza del mondo contadino, dei suoi costumi e delle sue tradizioni. 

Episodi di quotidianità ‘normale’, in un tempo di orrenda e impensabile anormalità, rievocati con semplicità e ‘freschezza’. 
Fatti e vissuti ancora vividi, offerti senza retorica, con tocchi di tenerezza commovente che sanno mantenere in ogni pagina rigore e dignità. 
Niente ‘zucchero’ e cadute sentimentalistiche: solo il racconto equilibrato, ma a distanza di anni ancora ‘segnato’, di un’esperienza sofferta, che ha fatto crescere e maturare.

«Se nella memoria non ci fossero state, a bilanciare gli effetti devastanti di certe esperienze, le immagini di coloro che, per altruismo, ci hanno salvato, anche se fossi miracolosamente sopravvissuto, sarei cresciuto nell’odio verso tutti».

E’ la confessione finale dell’autore: che conferma la sua capacità di guardare anche ai fatti più atroci con una partecipazione sostanzialmente serena e rinfrancante.

Al di là del valore della memoria di una storia atroce, peraltro sempre più in via di ‘appannamento’, qui richiamata dal punto di ‘vista’, ma soprattutto dal punto del ‘vissuto’, di un bambino, questo apprendimento di chi scrive potrebbe essere un apprendimento prezioso anche per il lettore. 

*** Massimo Ferrario, per Mixtura


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